Vaccinazione infantile contro l'epatite B è ancora obbligatoria? ha senso?

La vaccinazione infantile obbligatoria contro l'epatite B ha ancora senso? quali sono i possibili rischi?

montezuma8montezuma8

Pubblicata IL 05/04/2011, ORE 16:25 | Aggiornata IL 05/04/2011, ORE 16:27
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  • ciciunsciciuns

    Pubblicato IL 08/04/2011, ORE 08:47

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    Posso solo dire che in certe regioni (Veneto, Piemonte, Lombardia...) non è più previsto l'obbligo vaccinale mentre in altre rimane...di conseguenza la malattia non sembra così pericolosa (oppure è molto intelligente e non passa i confini delle regioni :-P). Io cmq non ho vaccinato mia figlia (1 anno)...e come già detto questa è una malattia in cui si è più a rischio verso i 12 anni e più...mah i vaccini sono un terno al lotto

  • Negli anni '80 il problema dell'epatite B era molto sentito e l'Italia è stato il primo paese a occuparsene in modo radicale con il vaccino obbligatorio. Nel maggio 1991, lo Stato italiano promulgò la legge per cui tutti neonati dovevano vaccinarsi contro l'epatite B. La normativa imponeva di somministrare obbligatoriamente il vaccino anche ai dodicenni per i primi 12 anni dalla data di applicazione della legge stessa, in modo da coprire tutta la fascia a rischio prima dell'inizio dell'attività sessuale.

    Questo è il trattamento (non privo di effetti collaterali) che hanno ricevuto milioni di neonati.Nei bambini si somministrano tre dosi di vaccino al 3°, 5° e tra l'11° e il 12° mese di vita. Nei neonati da madre infetta (HBsAg positiva) si somministrano quattro dosi: alla nascita (entro 12-24 ore), al 1°, 2° e 11-12° mese di vita; assieme alla prima dose di vaccino si somministrano al neonato anche le immunoglobuline. Per i nati da madre HBsAg negativa, il calendario vaccinale è immutato rispetto a quanto originariamente previsto dal DM 3 ottobre 1991, con tre dosi da somministrare entro il primo anno di vita.La vaccinazione obbligatoria degli adolescenti è terminata nel 2003, in quanto a partire da quest’anno i dodicenni appartengono ad un classe di nascita già vaccinata nel primo anno di vita. Secondo alcune statistiche questo comportamento preventivo avrebbe drasticamente diminuito la casistica di malattia e mortalità.

  • magicabula5magicabula5

    Pubblicato IL 05/04/2011, ORE 16:28

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    I dati riguardanti l'epatite B e la sua prevenzione oggi sembrerebbero molto rassicuranti, ma non per questo il merito è del vaccino. Le fonti ufficiali (e quindi i sostenitori della vaccinazione obbligatoria dei neonati) a fronte di una situazione in cui il numero dei portatori del virus B era stimato intorno ai 2 milioni di cui circa ogni anno morivano 10 mila di individui a causa delle conseguenze dell'infezione da virus, mostrano dati che vedono oggi virtualmente scomparsa l'epatite B nella fascia d'età infantile, un  totale dell'1 per 100 mila l'anno, mentre la prevalenza di HBsAg è inferiore all'1%.

    Questi dati però andrebbero letti con una diversa interpretazione, che non vede il vaccino vero protagonista della diminuzione dei casi.

    - l’epatite infantile era già poco frequente e in evidente diminuzione grazie alle misure di igiene adottate dalle persone;- i bambini non sono una categoria a rischio (se i genitori e i conviventi non sono infetti);- l’epatite infantile è meno grave di quella dell’adulto (ad eccezione dell’epatite trasmessa dalla madre durante il parto, ma in questo caso la vaccinazione contro l’epatite B era ccomunque consigliata);- la vaccinazione contro l’epatite B è gravata da importanti rischi di causare danni irreversibili e quindi questa pratica è inutilmente pericolosa;- la durata della protezione cessa proprio quando dovrebbe veramente iniziare (cioè verso i 13-15 anni);- ogni vaccino introduce molte sostanze tossiche delle quali non conosciamo gli effetti a lungo termine nei neonati;- il vaccino altera il sistema immunitario e questa alterazione in un neonato con sistema immunitario totalmente immaturo, è altamente rischiosa.

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