Le Iene: ecco la storia di Cristian a cui è negate la cittadinanza perchè è down. Non è un'ingiustizia intollerabile? E la legge che dice?
Nella puntata del 3 febbraio hanno parlato della storia di Cristian un ragazzo nato in Italia dalla relazione fra una donna colombiana e un italiano a cui lo Stato nega la cittadinanza italiana perchè affetto dalla sindrome di down. Come ha fatto notare Giulio Golia, che ha seguito il suo caso, siamo di fronte ad un contrasto tra diritti di una persona e carenza della burocrazia.
Il padre si era rifiutato di riconoscere Cristian quando aveva appreso che il bambino era Down, ma ora che ha compiuto 18 anni gli è stata negata anche la possibilità di giurare per ottenere la cittadinanza perché considerato "incapace di intendere e di volere". Non essendo stato riconosciuto per la legge italiana lui è figlio di una ragazza madre straniera.
Ma anche a livello europeo è certificato per legge che non è possibile negare la cittandanza per motivi legati alla disabilità cosa che l'Italia ha riconosciuto ma evidentemente c'è un buco legislativo che regola questi casi. Ecco il link per vedere il servizio delle Iene sulla storia di Cristian.
Non vi sembra un caso un po' assurdo? Perchè negare la cittadinanza ad un ragazzo che in fin dei conti ha dimostrato di essere ben in grado di intendere e di volere?
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Risposte Geniali
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Pubblicato IL 08/02/2013, ORE 16:28
Appassionato di affari e finanza, ambiente e natura, animali, auto e moto, musica, sport, tecnologia e internet, viaggi
Ma con dei Politici che del sociale manco sanno cosa voglia dire...cosa ci si attende? Per questo - anche - li cacceremo dai loro scranni a fine mese.
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Ho la giusta risposta, dare la cittadinanza a Cristian, ma toglierla ai nostri politici corrotti, dopo aver loro fatto restituire il maltolto.
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Pubblicato IL 04/02/2013, ORE 13:00
Appassionato di cucina, leggi e normative, politica e istituzioni, ricette e vini, viaggi
Il buco legislativo c'e', e va risolto. Ma ilpadre ha e aveva il cervello a sua volta bucato per non voler riconoscere ilfiglio solo perche' down. La prima discriminazione e' avvenuta da uno dei genitori, e questo e' grave.Se lo stato, che sono certo riconoscera il difetto e lo risolvera' si comportasse in assonanza con il padre non la dovrebbe concedere. Percui quel " signore" si faccia l'esame di coscenza e chieda scusa al figlio per prima cosa, e alla madre che sino ad ora lo ha allevato e accudito.
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La risposta giusta è che gli unici incapaci di intendere e di volere sono i nostri legislatori. A loro andrebbe addirittura tolta per INDEGNITA'.
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CHE VERGOGNA
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se e' nato in italia deve cmq avere la cittadinanza ,non e' cosi' la legge? ma lo dico nn perche' il ragazzo e' down , sono sincera nn mi impietosisce il fatto, se la legge dice che se sei nato sul territorio sei italiano ,questo ragazzo deve avere la cittadinanza ... allora deve avere la cittadinanza se no...
2 commenti:
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la legge italiana non prevede lo "ius soli"ovvero la cittadinanza per chi è nato in Italia; bisogna aspettare la maggiore età per poi richiederla, ovviamente può essere negata. Certo che negare la cittadinanza perchè è down mi sembra una cosa gravissima!!
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Pubblicato IL 04/02/2013, ORE 13:07
Appassionato di cucina, leggi e normative, politica e istituzioni, ricette e vini, viaggi
La cittadinanza viene concessa, indipendentemente dal luogo di nascita del figlio, la cosa importante e' che il padre lo riconosca, all'atto del riconoscimento che se anche avviene su territorio straniero, o meglio ancora extracomunitario, l'ambasciata di competenza riconosce la cittadinanza.Questo lo so' con certezza perche' mio figlio e' nato in russia da una cittadina russa e da me' padre italiano che ho immediatamente fatto registrare il mio riconoscimento presso l'ambasciata italiana, e dopo pochi giorni gli atti sono stati trasmessi al mio comune e qundi registrato come cittadino italiano, provvisto di cod.fiscale documento di identita',tessera sanitaria. La cavolata l'ha fatta il padre, punto e fine del palo.
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La storia di Cristian è veramente paradossale ed è davvero apprezzabile che Le Iene ne abbiano parlato poichè non sempre casi come questo trovano spazio sui mass media. Purtroppo il suo caso non è l'unico in Italia: per esempio sul Corriere c'è un articolo di pochi giorni fa che porta alla luce la storia di una madre di origine albanese che vive in Italia da molti anni e ha un figlio di 19 anni a cui però è stata negata la cittadinanza perchè non in grado di intendere e di volere.
Come si spiega questo rifiuto? L’avvocato Gaetano De Luca, legale della Ledha (Lega per i diritti delle persone con disabilità) nello stesso articolo del Corriere dice "Lo scoglio sta nel giuramento, passaggio imprescindibile quando si vuole ottenere la cittadinanza per un diciottenne straniero nato in Italia. Si tratta di un atto personalissimo e dunque nessuno, neanche il genitore o un amministratore di sostegno nominato dal Tribunale, può pronunciarlo per conto di un figlio o di un tutelato. Purtroppo, questo non è l’unico caso di cui siamo a conoscenza".
Il caso di questi ragazzi evidenzia anche i danni provocati da un’altra stortura dell’attuale legge: la cittadinanza dei diciottenni nati e cresciuti in Italia non è un diritto, ma una concessione dello Stato. Che infatti, come in questo caso, può scegliere di non concederla. Ma la soluzione c'è e potrebbe essere resa applicabile se l’Italia rispettasse la Convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità, ratificata dal nostro Paese con la legge n. 18 del 2009. Spiega l’avvocato De Luca: “Obbliga gli Stati firmatari a riconoscere alle persone disabili il diritto di cambiare cittadinanza”.